30 settembre 2012

La vita è una commedia per coloro che pensano e una tragedia per coloro che sentono. Horace Walpole.

Io sto assistendo ad una rappresentazione vuota. 

Forse si tratta solo di questo: ogni tanto è bello perdersi e lasciarsi andare, senza il più vago accenno di controllo e consapevolezza. E' bello non pensare, non osservare, non analizzare, non sapere: sai che sei tu, sì, e prevedi ogni tuo singolo respiro eppure ne sei fuori e stai a guardare senza interferire. A volte è così liberatorio. Credo sia follemente divertente guardarsi per ore dritti negli occhi, davanti ad uno specchietto, cercando di vedere qualcosa o qualcuno. Potresti non essere tu, non sei tu. Guardati attentamente perchè gli occhi sono lo specchio dell'anima. Questa specie di apatia mentale (non emotiva) ovviamente non ha portato a cose grandiose, sul fronte dei miei obiettivi. Oggi ho esagerato, ma non sulle quantità. Idealmente. Ho perso senza alcuna riserva o problema quella parvenza di controllo che in realtà non avevo più, dopo ieri. Ma ne avevo bisogno e quindi non ne faccio un dramma. Mio padre mi ha parlato, io non gli ho detto niente. Sento ma non ascolto, o forse ascolto ma non sento (mi confondo sempre, come per guardare-vedere, ma in genere so che la risposta giusta è il contrario della mia idea iniziale). Sono cose già sentite, eppure sensate. Ma esiste anche il mio punto di vista. Diciamo che è complicato ed avendo perso la mia prosperosa parte di mente in senso stretto non ho alcuna voglia nè mezzo per poter pensare a quale sia la verità, adesso. E' così strano essere in questo stato...penso che non mi sia mai capitato, ma non lo disdegno: sono fuori da me stessa o meglio è un'altra parte che parla. Una parte passiva e neutrale, che è consapevole e sa descrivere cosa succede ma non pensa nè, quindi, fa niente. Non so dove sono finita, ma l'ossessione ai pensieri non mi manca. In qualche modo mi sento leggera, e credetemi, un conto è avere qualche problema nel sentire -o meglio riconoscere e saper esprimere le proprie emozioni, poichè tutti ne provano- diciamo sentirsi apatici ma restare sempre ben ancorati alla propria logica, tutt'altro è non pensare più. Ho iniziato a leggere il libro L'intelligenza emotiva, di Daniel Goleman, ed è interessante. C'è pure un minuscolo paragrafo saltato subito all'occhio, dove si sostiene un collegamento tra chi soffre di disturbi alimentari e chi ha difficoltà a riconoscere le proprie emozioni, tra le altre cose. Dio quanto mi sto divertendo. Vorrei potermi paragonare ad un robot, ma chi mi ha programmato? Di solito sono io che mi comando e programmo, ma se non ho più la facoltà di farlo, in base a cosa sto vivendo? Credo sia mera abitudine. Ma intanto mi godo lo spettacolo sgranocchiando pop-corn. Certo che la mente umana è strana.

3 commenti:

  1. Bello, sì hai ragione.
    A volte è bello riuscire a lasciarsi andare e a far parlare le emozioni al posto tuo, senza quasi controllarti, non siamo dei robot (o forse sì?!), proviamo emozioni, sentimenti, siamo vivi. E allora ogni tanto abbiamo anche il diritto di poter tirare fuori ciò che ci pare.

    Un abbraccio, M.
    http://strafogoimieipensieri.blogspot.it/

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  2. Sta a noi programmare noi stessi.
    Non riuscirei mai a lasciarmi andare da sola...cosa che oltretutto richiede una certa fiducia, nell'altro ma sopratutto in me stessa.
    Perciò posso solo ritenermi contenta per te, per ciò che ti è accaduto, nonostante non possa comprendere.

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  3. Essere altro da sé. Credo sia un dono, qualcosa di fondamentale per arrivare alla vera conoscenza del proprio io. "L'intelligenza emotiva" era una delle migliaia di cose che ho dovuto studiare per gli esami, quel libro non l'ho letto ma è un argomento molto interessante.



    Baci.

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Se ci fossero altri visitatori all'infuori di questo mondo, più che al rispetto inviterei agli insulti, per il semplice motivo che non esiste alcuna ragione al mondo per cui io possa essere insultata (riguardante il mondo dei dca, quantomeno) e potrei felicemente rispondere ed argomentare qualsiasi critica o altra stronzata. Ma tanto sono sfigata e il karma non mi accontenta mai, c'est la vie. Per le altre, invece: grazie di essere passate.